Zoo danese di Aalborg chiede in dono animali domestici per nutrire tigri e leoni

Zoo danese
Sembra una leggenda urbana, o una richiesta uscita da un film horror, ma è la realtà: lo zoo danese di Aalborg (appunto Danimarca) ha lanciato un appello pubblico per ricevere animali domestici come donazioni. Conigli, cavalli, galline e cavie sono benvenuti. Il motivo? Verranno macellati e dati in pasto ai loro predatori.
Sì, hai letto bene. Il tuo amato coniglio potrebbe finire nel piatto di una lince.

La filosofia shock dello zoo danese: “Imitiamo la natura”
Sul loro profilo Instagram, lo zoo giustifica questa pratica con un’unica, controversa frase: “Abbiamo la responsabilità di imitare la catena alimentare naturale degli animali”.
In altre parole, se i predatori in natura cacciano, allora anche quelli nello zoo devono mangiare prede intere, con pelo e ossa. E invece di allevare queste prede, perché non chiederle direttamente al pubblico? Un approccio che ha scatenato un’ondata di indignazione globale.
Cosa si può “donare”?
Le richieste dello zoo sono precise, quasi surreali:
- Piccoli animali (conigli, galline, cavie): possono essere consegnati dal lunedì al venerdì. Massima disponibilità possibile è di quattro animali alla volta.
- Cavalli: devono essere sani, non superare i 147 cm e non aver ricevuto cure mediche recenti. Vengono uccisi da un veterinario dello zoo e poi macellati. Il “donatore” riceve persino una detrazione fiscale, a un prezzo simbolico di circa 5 corone danesi (meno di un euro) al chilo.
Questa politica non solo normalizza la “donazione” di animali domestici per scopi alimentari, ma la trasforma in una transazione quasi burocratica.
La reazione è esplosa sui social
Il post dello zoo è diventato immediatamente virale, ma non nel modo in cui speravano. I commenti indignati sono stati così numerosi che lo zoo ha dovuto disabilitarli, invitando chiunque avesse domande a scrivergli via email. Un gesto che molti hanno interpretato come un tentativo di silenziare le critiche.
La vicedirettrice dello zoo, Pia Nielsen, ha difeso la pratica, definendola “comune in Danimarca” e necessaria per fornire una dieta più “naturale” ai predatori. Ma per la maggior parte del pubblico, la linea tra realismo zoologico e crudeltà è stata superata da un pezzo.
Un déjà-vu che fa discutere
Non è la prima volta che uno zoo danese è al centro di polemiche simili. Nel 2014, lo zoo di Copenaghen aveva soppresso una giraffa sana di nome Marius per ragioni genetiche, macellando la carcassa davanti al pubblico e usandola per nutrire i leoni. La reazione globale fu di sdegno, ma a quanto pare la lezione non è servita.
Zoo danese di Aalborg: verità o atrocità?
Noi redazione di Sfigatto ci siamo spesso occupati di situazione che si occupano del benessere degli animali anche se in cattività (come il cat museum di Budapest o il cat caffè di Atene). Abbiamo conosciuto inoltre Kala, una delle tigri nate in cattività al Bioparco di Roma, che si occupa da anni della conservazione di animali in via d’estinzione o il recupero di fauna ferita o sottratta a situazioni illegali.
Ma la storia dello zoo di Aalborg ci costringe a riflettere: è questa la “scienza” zoologica o una mostruosità mascherata da rispetto per la natura?
Da un lato, lo zoo sostiene di voler evitare sprechi e garantire il benessere dei propri animali. Dall’altro, propone di trasformare i nostri animali domestici in cibo, in un gesto che molti ritengono una violazione del senso comune e della moralità.
C’è un confine sottile tra l’essere coerenti con la natura e il superare un limite etico. In questo caso, lo zoo di Aalborg sembra averlo calpestato senza esitazioni, trasformando una richiesta apparentemente logica in un’azione che rischia di passare alla storia come un macabro esempio di black humor diventato realtà.